RIFLESSIONEdell’Arcivescovo Mons. Antonio Ciliberti
Al 4° Convegno - Parrocchia di San Giuseppe – 23 gennaio 2009
Carissimi, con grande affetto io saluto tutti voi nel Signore. Esprimo la mia gratitudine per
quanto è stato detto, con accenti di particolare stima e di grande ringraziamento nei confronti del
carissimo Padre Pasquale, che con pazienza e soprattutto con amore ha effettuato questa
significativa raccolta di testimonianze su Nuccia, supportata da una tecnologia avanzata, che la
rende più preziosa agli occhi nostri. Il tutto sublimato dal canto in maniera mirabile dell'ultimo
volo pindarico, con autentica ispirazione poetica e canora, del grande testamento, che è
l'espressione più alta della maturità di questa singolare creatura.
Vorrei brevemente cogliere ciò che mi sembra davvero essenziale questa sera: Nuccia si
è riproposta come una sorella che ci ha preceduti nella fede, che ha colto in una maniera
mirabile Gesù Cristo nel mistero della sua vita e con impegno e responsabilità costante si è
adoperata a cristificare la sua quotidiana esistenza, a identificarsi ogni giorno di più a Gesù
Cristo e a praticare con responsabilità e amore l'impegno della sua storica missione nel mondo.
Primo dato sicuro, granitico, forte è la sua fede robusta, come adesione incondizionata
dell'intera sua vita a Gesù Cristo che ha colto come Dio e unico Salvatore del mondo. E con Gesù
ha instaurato un rapporto costante, che l'ha portata, sull'esempio del grande apostolo delle genti, a
potere assaporare, nell'esperienza esistenziale della sua vita, la verità di essere una sola cosa con
Lui. Gesù a lei appariva così come Egli è, nella semplicità della sua verità e amore, come Dio
fatto nostro fratello, per venire incontro all'uomo segnato dai limiti della condizione fragile della
sua umanità e portare, attraverso la sua incondizionata dedizione ed amore, la realizzazione di
quella salvezza, alla quale l'umanità aspira da sempre.
Come Gesù, in termini di concretezza operativa, si è manifestato a Nuccia, in termini
meravigliosi e di speranza? Ecco, Gesù si è incarnato nella condizione fragile della nostra
umanità nella incarnazione, che è davvero il segno ineffabile della grandezza del suo amore
divino. Dio si fa un uomo, prende nell'unità della sua persona divina la fragilità della nostra
umanità, elevandola così ad altezza vertiginosissima, perché la nostra umanità è presente nella
persona del Cristo che è l'Uomo-Dio. Assieme a quel Cristo, che si è fatto nostro fratello per
noi, Nuccia si è offerta sull'altare della croce, celebrando quell'unico sacrificio dal valore
infinito, che ha dentro di sé il potere di riscattare l'uomo rendendolo figlio di Dio e
garantendogli con certezza la perennità della sua salute eterna. Sulla esemplarità di questo
Cristo che si dona e porta a compimento la sua opera salvifica in un evento suggestivo e
inconfutabile, che è quello della vittoria sulla morte per l'affermazione della perennità della vita,
lei trovò scaturigini infinite di ispirazione costante per potere davvero configurare la sua vita
alla perfezione di Cristo. E poteva nella pienezza della sua gioia intima, come l'Apostolo,
riconoscersi in Lui e riconoscere Lui vivo nella povertà della sua carne segnata.
Si, come aveva affermato Paolo, Nuccia poteva dire nella verità: sono io a vivere, ma non
sono io a vivere in me, è Cristo che vive dentro di me. Mihi vivere Christus est. Il mio vivere è
Gesù Cristo. Allora in questo ideale vivido, che brillò cosi ben chiaro nella luce stupenda della
sua fede crescente, lei trovò ispirazione per dar corpo alla sua santità e insieme forza alla sua storica missione.
Di fatto cosa abbiamo constatato questa sera attraverso queste testimonianze sublimi?
Come Gesù, Nuccia s'inserì profondamente in questa umanità, assumendola su di se, nella
sua fragilità nella sua condizione segnata, nelle sue difficoltà, nelle sue sofferenze, nella sua
speranza, nella sua tensione, persino nel suo peccato. Figlia di questa nostra umanità, Nuccia fu
profondamente inserita nella comunità, non solo nella comunità ristretta in cui viveva la sua
esperienza quotidiana, ma anche, attraverso la forza della sua sofferenza, inserita in una comunità
più vasta che era quella nazionale, attraverso gli strumenti della comunicazione sociale, ma
anche, a più vasto raggio, attraverso la forza e l'anelito alla santità della vita.
Sulla esemplarità di Gesù, lei capì bene che la sua vita cristiana avrebbe avuto un senso
compiuto nella misura in cui l’avrebbe vissuta in sintonia con la vita di Cristo. Per cui, come
Gesù, lei assunse su di se la condizione fragile di questa umanità e per l'uomo immolò se
stessa in quella incondizionata disponibilità, oblazione ed offerta della sua vita, la quale ha
solo un senso compiuto allorquando si consuma, sull'esemplarità di Gesù Cristo, a servizio dei
fratelli e nell'ambito della comunità in cui siamo inseriti.
La testimonianza di questa nostra sorella, mentre ci conquide ed avvince e addirittura ci
esalta, non può fermarsi qui. L'avvertiamo nel più profondo del cuore. L'atteggiamento di
profonda contemplazione della sua virtù e della sua missione ci esalta, ma non esaurisce il
compito e la responsabilità che, in nome della fede, dobbiamo assumere con lei insieme a Cristo.
E allora, per dare un senso compiuto alla nostra vita umana, alla nostra vita cristiana, sorretti
dalla fede che ci accomuna, in maniera costante dobbiamo adoperarci efficacemente ad
identificarci a Lui, nostro modello: cristificarci. Questa non è un’aspirazione teoretica, né una
utopia. Questa dimensione deve caratterizzare sempre e in maniera crescente la vita del cristiano.
Come lei, sulla esemplarità di Gesù Cristo dobbiamo utilizzare la nostra vita attraverso l'impegno
della nostra storica missione, consumandola in una dimensione di oblatività, e perciò di dono, a
servizio dei nostri fratelli nella cui realtà siamo chiamati ad operare maniera costante.
Allora questa sera Nuccia ci da la ricchezza di questo messaggio incarnato nel mistero
della vita e noi vogliamo accoglierlo con semplicità ma anche con coerenza ed impegno. Chiedo
a lei, attraverso l'unità della nostra fervida preghiera, che interceda presso il trono del Padre, per
chiedere a Cristo attraverso l'onnipotenza del Suo Spirito, che ci abiliti in maniera costante a
realizzare la perfezione della nostra santità, in cui attingere l'impegno della nostra storica
missione, per essere come lei costruttori della civiltà dell'amore in mezzo agli uomini fratelli.
Ve lo auguro con tutto il cuore.