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Ho accettato con entusiasmo di aderire al Comitato studi e Ricerche Raffaele Gentile per svariati motivi:
- Anzitutto mi ha spinto l’amicizia che da sempre mi lega alla famiglia Gentile ed il ricordo personale che ho del dottore: lo rivedo accompagnare a scuola le piccole Maria ed Elisa, lo rammento ancora con cappotto e cartella sottobraccio, girare per Catanzaro in maniera infaticabile con la sua auto, per assistere gli ammalati ed operare sempre il bene.
- Poi soprattutto era per me doveroso, come presidente della sezione diocesana dei Medici Cattolici, dare testimonianza a colui che è stato promotore e primo presidente della sezione catanzarese dell’AMCI.
Voglio ricordare alcuni dei professionisti che l’11 febbraio del 1961, ricorrenza liturgica della Beata Vergine di Lourdes, si riunirono presso il Seminario Pontificio S Pio X, per dar vita all’associazione: Raffaele Basso, Stelio Cannistrà, Mario Ferragina, Leone Nardone, Giovanni Talarico, Domenico Teti, Saverio Catalano, Gregorio La Torre, Ugo Puca, Giuseppe Vero, Francesco Pavone, Domenico De Leo, Massimiliano Pregoni, Giulio Cosco, Giuseppe Greco, Francesco Focarelli ed altri ancora.
Appare chiaro che questi sono i medici che, grandi nella Fede come nella scienza, hanno fatto la storia della sanità catanzarese nella seconda metà del secolo scorso; uno tra quelli è oggi fra noi, nonostante le sue condizioni di salute non perfette e le sue non poche primavere: è Dino Grani ed invito voi tutti a fargli un applauso, per ringraziarlo della sua testimonianza.
Altri medici hanno seguito le loro orme nell’AMCI, tra i presenti ricordo Eugenio Toraldo, Aldo Giancotti, Franco Frontera ed adesso tocca alla mia generazione dare testimonianza di Fede vissuta nella professione.
- Una ulteriore motivazione della mia commemorazione di Raffaele Gentile è la condivisione valoriale che lo accomuna a due persone a me care: il fratello di mia madre, Renato Leonetti e mio padre, Attilio Bonacci.
Renato Leonetti, fratello di mia madre, terziario francescano, dirigente dell’Azione Cattolica, fu il primo segretario provinciale e fondatore della Democrazia Cristiana a Catanzaro, insieme con Ernesto e Francesco Pucci e Francesco Bova, nel dicembre 1943, come ricorda Cesare Mulè nel suo libro sulla storia della DC in Calabria.
Raffaele Gentile fu intimo amico di mio zio Renato e fu al suo capezzale quando egli morì nel 1947, stroncato da una setticemia a soli 24 anni.
Il ricordo di mio padre è probabilmente ancora vivo nel ricordo dei politici oggi presenti: gli on.li Mario Tassone, Rosario Chiriano, Nino Gemelli, Cesare Mulè e Franco Cimino, che hanno sempre riconosciuto in lui un amico sincero.
Mio padre, amministratore democristiano nel suo paese, Decollatura, per circa trent’anni, era orgoglioso soprattutto di due cose:
- di avere la tessera della DC del 1945 e di essere rimasto un democristiano di De Gasperi, senza aderire alle correnti, che minarono successivamente l’unità del partito;
- di essere un basco verde.
I baschi verdi non erano dei giovani leghisti né tantomeno un corpo speciale dell’esercito USA, ma erano i baschi verdi di Gedda, cioè i trecentomila giovani dell’Azione Cattolica, che Pio XII convocò a Roma nel 1948 e che partirono da tutti i posti d’Italia, anche dalle spedute montagne calabresi, per raggiungere Roma e giurare fedeltà al Papa, fedeltà che si tradusse in impegno sociale e politico per gli anni a seguire.
Analogamente il sentimento religioso non è stato da Raffaele Gentile vissuto in una dimensione intimistica, relegato nella sfera del privato, ma la Fede ha permeato la sua esistenza, non solo improntandone l’agire professionale, ma costituendo la linfa vitale dell’impegno sociale e politico. E’ quindi naturale accostarlo a Luigi Gedda, insigne genetista, presidente dei Giovani di Azione Cattolica, fondatore dell’AMCI e delle altre associazioni del laicato cattolico, gigante della Fede e della vita politica italiana nel secondo dopoguerra; egli fu infatti il fondatore dei Comitati civici, che furono il propulsore della vittoria della Democrazia cristiana nelle elezioni del 18 Aprile 1948.
In Raffaele Gentile lo zelo di apostolo non è andato certamente a svantaggio del suo essere medico, egli ha ricoperto incarichi di vertice per circa 50 anni, in molteplici settori della sanità pubblica e del privato no profit, Ospedale, INPS, Croce Rossa Italiana, Opera Pia in Caritate Christi, con impegno costante ed profondità dottrinale.
In Raffaele Gentile si fondevano sangue friulano e sangue calabrese; credo che tra la gente friulana e la gente calabrese ci sono poche affinità, ma ciò che unisce le due popolazioni è la caparbietà nel perseguire gli obiettivi e questa era certamente una sua dote.
Il suo zelo di apostolo non è andato certamente a svantaggio del suo essere medico, egli perseguiva fortemente ed è riuscito a realizzare i propri obiettivi professionali, ricoprendo, come ci ha ricordato mons. Milito, incarichi di vertice per circa 50 anni, in molteplici settori della sanità pubblica e del privato no profit: Ospedale, I.N.P.S., Croce Rossa Italiana, opera Pia “In Charitate Christi”.
L’opera di approfondimento degli scritti del dott. Gentile che compirà il Comitato Sudi e Ricerche sarà certamente importante e ricco di frutti, ma per noi che crediamo nel Verbo incarnato, ha altresì valore la tradizione orale ed io ho compreso appieno la figura del dott. Gentile proprio dalla testimonianza dell’amico Alfredo Mungo.
Nel secondo dopoguerra, in un’epoca in cui la sanità non era alla portata di tutti, Raffaele Gentile, vero Angelo dei malati, svolgeva amorevolmente la sua professione medica nei popolosi quartieri del centro cittadino, pronto ad accorrere ad ogni chiamata, a qualsiasi ora ed in qualunque circostanza, senza nulla pretendere in cambio, ricordando in questo il Santo medico Giuseppe Moscati, cui la sezione AMCI di Catanzaro è dedicata.
Questa secondo me è la grandezza di Raffaele Gentile: quando gli altri si rifiutavano, quando il caso era difficile, quando il paziente non aveva possibilità di ricompensare il medico, egli prestava la sua opera ed assistenza e per questo ancora tanti catanzaresi di tutte le estrazioni sociali lo ricordano con affetto.
E voglio chiudere con una frase pronunciata da Luigi Gedda in uno dei Congressi dei medici cattolici:
“Noi vogliamo una medicina tesa verso tutti i progressi scientifici e sociali, ma imbevuta di quei principi cristiani che soltanto possono dare significato e fecondità ai progressi tecnici, dottrinali, professionali. Noi vogliamo il medicus biologicus e il medicus humanus, ma soprattutto il medicus christianus.”
Il dott. Raffaele Gentile nella sua vita ha realizzato l’ideale del medicus christianus
Dott. Federico Bonacci
Presidente Sezione Associazione Medici Cattolici Italiani
Catanzaro |
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